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Farmaci e occhio secco: quali interazioni?

Molti farmaci possono contribuire alla Sindrome dell’Occhio Secco

La malattia dell’occhio secco è una condizione multifattoriale poiché dipendente da eziologie di diversa natura. Talvolta, infatti, si rende necessario l’uso di molecole ad azione farmacologica per condizioni oculari (es. chirurgia della cataratta e refrattiva) o per la presenza di patologie sistemiche (diabete, depressione, menopausa, patologie autoimmuni e neoplasie). La terapia oculare, costituita soprattutto da colliri, è fondamentale per evitare che la malattia porti ad un danno irreversibile (come nel glaucoma). Tuttavia alcuni attivi possono acutizzare o portare all’insorgenza di forme di secchezza oculare.

Tra le diverse classi di farmaci capaci di interferire con la funzionalità delle ghiandole di Meibomio e con le altre ghiandole lacrimali ci sono:

  • analoghi della vitamina A
  • statine
  • farmaci ipotonizzanti per il glaucoma
  • taxani
  • farmaci di immunoterapia
  • terapia ormonale sostitutiva
  • antidepressivi

Analoghi della Vitamina A

I farmaci classificati come analoghi della vitamina A comprendono molecole come la isotretinoina, o acido cis-13 retinoico, utilizzata nel trattamento di follicoliti e acne. La isotretinoina agisce sulla riduzione di funzionalità delle ghiandole sebacee, tra cui emergono sulla superficie oculare le ghiandole di Meibomio. Queste ultime sono strutture deputate alla secrezione della componente lipidica che costituisce lo strato più esterno delle lacrime, tappezzando la superficie delle palpebre inferiore e superiore. L’assunzione di questi farmaci porta ad un rimodellamento della struttura delle ghiandole che quindi diventano più sporadiche e atrofiche. Ciò si manifesta con una blefarocongiuntivite accompagnata da sensibilità nell’uso di lenti a contatto, fastidio alla luce (fotofobia) e secchezza oculare. Tuttavia studi scientifici mostrano come un’interruzione della terapia sistemica con analoghi della vitamina A permetta di ristabilire una condizione di omeostasi lacrimale a partire dai sei mesi di sospensione. 

Statine: un’ associazione possibile ma non provata

Il colesterolo è un composto chimico che fa parte della famiglia degli steroli, una classe di molecole di natura lipidica. Esso rappresenta un componente essenziale per le membrane cellullari, contribuendo al grado di fluidità di queste. Contribuisce, inoltre, alla sintesi di ormoni steroidei (come quelli sessuali e tiroidei), a quella della vitamina D e alla secrezione della bile. È possibile classificare il colesterolo in due forme:

  • HDL (high density lipoprotein), o colesterolo “buono” perché viene veicolato da lipoproteine dal sangue verso le strutture che portano alla sua eliminazione;
  • LDL (light density lipoprotein) o colesterolo “cattivo” perché viene depositato dalle lipoproteine sull’endotelio dei vasi sanguigni, portando a fenomeni di aterosclerosi.

Il trattamento di prima linea per le dislipidemie prevede l’uso di statine, farmaci inibitori dell’enzima idrossimetilglutaril – coenzima A – reduttasi (HMG – CoA reduttasi) scoperti negli anni ‘70. L’enzima HMG-CoA interviene nelle prime reazioni limitanti della sintesi di colesterolo, per questo motivo una sua inibizione comporta una riduzione dei livell di colesterolo nel sangue. A livello oculare l’enzima HMG – CoA reduttasi è espresso nell’endotelio vascolare e nelle cellule epiteliali delle ghiandole di Meibomio. L’occhio secco di tipo evaporativo è caratterizzato dalla presenza di esteri del colesterolo nelle ghiandole lacrimali più viscosi e densi, caratterizzati da un punto di fusione più alto. Questo si traduce in un’ostruzione delle ghiandole di Meibomio e quindi di una minore componente lipidica nel volume lacrimale prodotto. La relazione tra uso di statine e occhio secco si basa su evidenze di recenti studi secondo cui è stato ipotizzato come l’uso di statine interferire anche i livelli degli acidi grassi presenti nelle ghiandole lacrimali.

Tuttavia questo è in parte influenzato anche dal dosaggio di statine assunto quotidianamente. La terapia, infatti, può variare da bassi dosaggi (lovastatina 20mg al giorno, pitavastatina 1mg al giorno), medi (atorvastatina dai 10 ai 20 mg al giorno) o fino a dosaggi importanti (atorvastatina dai 40 fino a 80mg al giorno). Questo può tradursi in un’alterazione dell’omeostasi lipidica tale da influenzare la secrezione delle ghiandole di Meibomio. D’altro canto però le statine sono composti farmacologici sicuri caratterizzati da un basso tasso di effetti collaterali. Inoltre sono molecole studiate in diverse strutture dell’organismo nei quali hanno mostrato effetti antiinfiammatori. La terapia con statine mostra, inoltre, effetti pleiotropici tra gli individui. Per tutte queste ragioni la relazione tra secchezza oculare e uso di statine è ancora in fase di studio.

Immagine di farmaci vari

Farmaci ipotonizzanti per il glaucoma

Nella classe di farmaci che portano alla riduzione della pressione endoculare emergono molecole come i beta-bloccanti, analoghi delle prostaglandine, agonisti alfa-adrenergici e diuretici e inibitori dell’anidrasi carbonica. La terapia del glaucoma si pone come obiettivo quello di garantire sicurezza, efficacia e tollerabilità del farmaco. Nonostante questo, molti di coloro che seguono una terapia ipotonizzante mostrano segni di occhio secco e riferiscono ancora fastidi sulla superficie oculare. Molte persone, infatti, vedono accompagnare la patologia glaucomatosa con quella della secchezza oculare che può arrivare ad inficiare negativamente sulla qualità di vita della propria vita. I fattori di rischio che accomunano i soggetti che seguono una terapia ipotonizzante riguardano in primis l’uso continuo di conservanti. Inoltre i farmaci antiglaucomatosi possono comportare insulti infiammatori tali da determinare la perdita di cellule epiteliali. Di conseguenza la combinazione terapeutica di uno o più farmaci per il controllo della pressione oculare può implementare la sintomatologia portando al reclutamento di mediatori dell’infiammazione che insinuano segni di secchezza oculare.

Taxani

I taxani costituiscono una classe di farmaci chemioterapici molti dei quali utilizzati nel trattamento di diverse neoplasie perché intervengono interferendo nei meccanismi di divisione cellulare. Tra questi troviamo il Tegafur con il quale si sono riscontrati alterazioni severe a carico delle ghiandole di Meibomio.

Farmaci di immunoterapia

L’immunoterapia rappresenta oggigiorno uno dei diversi approcci terapeutici per alcune forme di cancro. Questi farmaci mirano ad attivare il sistema immunitario a reagire verso cellule tumorali. Dunque non c’è un’azione diretta verso le cellule tumorali ma indiretta sul tumore. Gli esatti meccanismi patogenetici alla base dei meccanismi di tossicità sono sovrapponibili a quelli responsabili degli effetti terapeutici. L’uso dell’immunoterapia spesso comporta tossicità per l’attivazione aspecifica del sistema immunitario negli organi non oggetto del trattamento antitumorale portando a livello oculare ad una maggiore incidenza di condizioni di carattere infiammatorio come blefariti, congiuntiviti, scleriti ed episcleriti fino ai casi più importanti di uveiti. La sintomatologia di blefarite porta all’insorgenza della sindrome secca in cui il soggetto avverte sensazione di prurito e dolenzia palpebrale associata ad una marcata sensazione di secchezza oculare. Nonostante ciò, alcune forme di tossicità come quella oculare, renale e ematologica sono nettamente meno prevalenti rispetto ad altre (cutanea).

Terapia ormonale sostitutiva

Il sesso femminile assieme all’età rappresentano due dei fattori di rischio più incisivi nell’insorgenza della sindrome dell’occhio secco (articolo “L’occhio secco in menopausa”).

L’abbassamento dei livelli ormonali, soprattutto di progesterone ed estrogeni nelle donne, vengono percepiti anche dai recettori presenti sulla superficie oculare che in risposta rilasciano molecole pro-infiammatorie, innescando così sintomi di secchezza oculare. Oggigiorno molte donne sono solite fare uso della terapia ormonale sostitutiva. Tuttavia se da un alto la supplementazione di ormoni porta le donne a percepire un miglioramento del tono dell’umore, del sonno oltre ad un effetto benefico verso gran parte delle patologie di carattere ormone-protettivo, dall’altro molti studi scientifici dimostrano che la terapia ormonale sostitutiva infici negativamente sui sintomi di secchezza oculare, acutizzandone la sintomatologia.

Antidepressivi

L’uso degli antidepressivi e ansiolitici ha subìto una grande accelerazione degli ultimi anni. La classe di farmaci più ampiamente prescritta è quella degli inibitori selettivi nella ricaptazione della serotonina indicati con la sigla SSRI. Questi bloccano la degradazione della serotonina dalla fessura sinaptica permettendo una maggiore azione benefica del neurotrasmettitore. E’ riconosciuto come la terapia prolungata con SSRI rappresenti un importante fattore di rischio nello sviluppo della secchezza oculare. Questo è dovuto al fatto che tali farmaci agiscono sui recettori della serotonina normalmente presenti anche a livello della cornea. In particolare, gli aumentati livelli di serotonina portano all’attivazione della via di segnale cellulare NF- kB. Quest’ultima induce attivazione dei mediatori dell’infiammazione con conseguente aggravamento della sindrome dell’occhio secco. Non a caso gli stessi studi suggeriscono come molti di coloro in terapia con SSRI mostrano concentrazioni aumentate di serotonina ma al tempo stesso maggiori segni di secchezza oculare rispetto a coloro che non sono in terapia con triciclici.

immagine di pillola

Esistono, dunque, alcune classi di farmaci che hanno il potere di aggravare o innescare segni e sintomi che caratterizzano la sindrome dell’occhio secco. Tuttavia il grado di severità della disfunzione lacrimale e i tempi di comparsa dei disturbi risultano variabili a seconda del dosaggio farmacologico e della suscettibilità individuale.

Inoltre, riguardo alcuni farmaci si conosce poco l’interazione fra questi e la secchezza oculare poiché erroneamente ne vengono spesso banalizzati i sintomi. E’ importante, dunque, sottoporsi ad una visita oculistica specifica non appena vengano avvertiti sintomi di occhio secco.

Se hai notato sintomi di secchezza oculare contattaci per prenotare una visita specifica per Occhio Secco

FONTI

Sun Kyoung Park, Ji-Hye Lee – “Association of meibomian gland dysfunction with oral statin use” – Aug 22 – https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35956248/

Kenneth G-j Ooi  – “ Association of dyslipidaemia and oral statin use and dry eye disease symptoms in the Blue Mountains Eye Study” – Mar 19 – https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30203595/

Ka Wai Kam – “A review on drug induced dry eye disease” – Apr 23 – https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10276716/

Chao Liu  – “Sex hormon therapy’s effect on dry eye syndrome in postmenopausal women” – Oct 18 – https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6200492/

Uzeyr Erdem – ” Dry eye in postmenopausal women using hormone replacement therapy” – Sep 06 – https://www.maturitas.org/article/S0378-5122(06)00311-2/fulltext

Charoula Lymperopoulou – “The effect of statins on ocular disordes: a systematic review of randomized controlled trials” – May 23 – https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10222124/

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