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Conservanti nei colliri. Fanno male?

I colliri comunemente venduti nelle nostre farmacie oltre al principio attivo farmacologico, contengono concentrazioni varie di conservanti. Questi ultimi, differenti per tipologia chimica, sono molecole aggiunte alla composizione base capaci di allungare la vita del prodotto. Allo stesso tempo i conservanti eliminano il rischio di contaminazioni da microrganismi patogeni. In questo modo viene fornito al paziente una quantità di farmaco tale da poterne usufruire per circa trenta giorni dall’apertura, pur conservandolo opportunamente.

Capita a molti di dover seguire una terapia con colliri a fronte di congiuntiviti, abrasioni, cheratiti o per condizioni di occhio secco riscontrate. Tuttavia, dopo un tempo variabile, molti pazienti notano un miglioramento della sintomatologia legata alla condizione precedente ma inizia ad avvertire un’insolita sensibilità oculare.


Occhio di un giovane uomo

Perchè succede questo?

Chimicamente parlando, i conservanti sono molecole derivate da alcoli, parabeni o sali di ammonio i quali vengono addizionate a colliri o soluzioni per lenti a contatto e che possiamo dividere in due grandi categorie: i tensioattivi e gli ossidanti. I primi, tra cui emerge il Benzalconio cloruro (BAK), è tra i più diffusi tra i prodotti topici oculari per il trattamento di congiuntiviti allergiche piuttosto che per il glaucoma; generalmente i conservanti tensioattivi risultano più fastidiosi e sensibilizzanti rispetto agli ossidanti. Questi ultimi sono invece rappresentati dal Clorito di sodio, anch’esso largamente diffuso. Generalmente la concentrazione di entrambi oscilla tra lo 0.04% e lo 0.02% a seconda del tipo di preparato. Molte evidenze mostrano come gli effetti collaterali nell’uso di prodotti topici contenenti conservanti siano dovuti a tempi di trattamento medio-lungo. I conservanti portano ad inasprire condizioni caratterizzate da un’instabilità del film lacrimale e condizioni allergiche.

L’azione biologica dei conservanti viene espressa sulle giunzioni cellulari della superficie oculare, danneggiando nel lungo periodo le cellule superficiali epiteliali di cornea e congiuntiva. In questo modo il paziente avverte maggiore sensibilità oculare mentre le infiammazioni possono diventare croniche.

Dunque, in tutti quei casi in cui si prevede una terapia per tempi non brevi è consigliato l’uso di colliri monodose. I colliri monodose, infatti, contengono una quantità di prodotto generalmente sufficiente per una giornata, motivo per cui non è necessario l’aggiunta di molecole conservanti per allungarne la durata.

Tuttavia spesso i colliri monodose non vengono consigliati poichè l’effetto collaterale nell’uso di conservanti si rende evidente solo per periodi di trattamento lunghi.

Concludendo sono chiare le evidenze che mostrano correlazioni tra uso prolungato di conservanti e sintomi oculari, tuttavia bisogna saper distinguere opportunamente i benefici arrecati dal farmaco utilizzato rispetto a quelli lievi innescati nell’uso di conservanti.

FONTI

Su Khoh – Reiter Bart A Jessen – “Evaluation of the cytotoxic effects of opthalmic solutions containing Benzalkonium Chloride on corneal epithelium using an organotypic 3-D Model” – Jul 2009 – https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19638217/

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